E’ senz’altro l’olio essenziale che più di ogni altro ha il diritto di essere considerato il numero uno. Non c’è azione terapeutica o miscela che non lo veda presente, poiché il largo spettro d’azione dei suoi componenti si adatta bene a varie funzioni.
Il suo insieme chimico (talora decine e decine di molecole) che si ritrova nell’olio essenziale, veicolato attraverso l’olfatto, rappresenta una “informazione” che viene elaborata a livello del sistema limbico cerebrale, dal quale prende origine tutta una serie di reazioni che si propagano in tutto l’organismo (PNEI).
L’olio essenziale di lavanda ibrida nello specifico, con variazioni minime ovvie legate al suo chemotipo, trova conferma delle sue innumerevoli attività biologiche solo se viene considerato quale sorgente informazionale che esce dal rigido meccanismo del sito recettoriale. Ciò si evidenzia già nel complesso meccanismo di trasduzione del segnale olfattivo per il quale si fanno ipotesi di funzionamento, senza conoscere a vera identità dello stesso. Il profumo di un fiore ci permette di viaggiare nel tempo dei ricordi e ha il potere di materializzare eventi e situazioni, ci riporta a una scena dell’infanzia, a un paesaggio, a un momento particolare e, quando si parla di psiche, questo è l’ambito.
Ringraziamo Leonardo Paoluzzi.
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