Pianta grassa tipica delle zone fredde della Siberia, la Rhodiola rosea ha riscosso negli ultimi anni grande successo anche nella comunità scientifica.
Oltre al gentile profumo di rosa dei suoi bei fiori gialli, la natura dona alle sue radici qualità speciali, adatte a sopravvivere in condizioni estreme, e note da secoli alle popolazioni siberiane, che utilizzano la rhodiola rosea per combattere lo stress, sempre nel rispetto dei limiti fisici del corpo.
Tra le montagne siberiane la chiamano "radice d'oro" ed anche "radice artica", e ne fanno una bevanda che aumenta la resistenza agli sforzi e aiuta a superare gli stati depressivi "da inverno siberiano" e i disturbi d'alta quota.
La ricerca intorno alla Rhodiola Rosea si è mossa dapprima in Unione Sovietica (anni '70), ove studi clinici su larga scala hanno documentato le sue proprietà benefiche e individuato con chiarezza che i principi vegetali si trovano solo nella varietà "rosea" e non nelle altre numeriose varietà di Rhodiola.
Studi successivi in Svezia hanno confermato il potenziale della pianta contribuendo a delinearne i campi d'applicazione.
La tradizione popolare attribuisce alla Rhodiola rosea molte proprietà, tra cui l'aumento della resistenza fisica, delle prestazioni intellettuali, la stimolazione del sistema immunitario, la capacità di contrastare i disturbi dell'umore e dell'ansia.
E' una pianta adattogena: con ciò si intende una pianta i cui principi vegetali inducono un adattamento e quindi una resistenza dell'organismo a qualsiasi forma di stress, apportando allo stesso tempo dei benefici.