Non c'è dubbio che sulla nostra tavola sono comparsi (e compaiono in misura sempre maggiore) alimenti di remota provenienza, spesso squilibrati anche nella composizione stessa dei costituenti e pieni di conservanti e additivi.....
Talvolta, per realizzare il massimo rendimento, non si ha nessuno scrupolo nell'utilizzare sostanze chimiche completamente estranee al ciclo biologico della pianta e dell'animale, con conseguenze disastrose sull'equilibrio biologico del terreno. Sostanze come i pesticidi e i diserbanti rimangono come residui nei cibi, dando luogo a fenomeni di tossicità cronica e acuta.
Questi effetti non sono ben calcolabili e neppure conosciuti del tutto, ma sicuramente, attraverso l'induzione di mutazioni genetiche queste sostanze provocano sia la morte della cellula stessa sia la sua trasformazione in cellula tumorale: numerosi studi sono in corso per dimostrare la triste correlazione tra tumori e pesticidi.
D'altra parte non è pensabile che lo stesso sistema ecologico (comprendente uomo, flora, fauna, acque superficiali e profonde) riesca a sopportare senza danni una quantità di innumerevoli quintali di sostanze chimiche utilizzate in agricoltura.
Questo modo di produrre dà come risultato non solo cibi inquinati, ma anche scadenti dal punto di vista organolettico e poveri di sostanze nutritive.
I trattamenti tecnologici di conservazione e di raffinazione, ai quali ormai sembrano non poter sfuggire i cibi presenti sulle nostre tavole, incidono profondamente sulla qualità nutrizionale degli alimenti.
Le vitamine (soprattutto del gruppo B, indispensabili allo svolgimento di innumerevoli funzioni fisiologiche dell''organismo e protettive del sistema nervoso) e i minerali che vengono tolti raffinando i cereali integrali ed eliminando così il germe e le parti più esterne del chicco, sono fattori vitali indispensabili per la corretta utilizzazione e trasformazione in energia dei cereali stessi.
Il cereale raffinato non solo non potrà essere utilizzato appieno dall'organismo, ma, proprio per queste sue carenze in sostanze vitali, impoverirà l'organismo stesso di questi elementi indispensabili per un corretto metabolismo.
Gli interventi tecnologici sugli alimenti non danno come risultato solo un cibo impoverito di vitamine, di enzimi, di oligoelementi ma anche un cibo "arricchito" di sostanze chimiche di vario genere e funzione: si tratta dei famosi additivi alimentari.
Sono classificati dalla nostra legislazione in numerosi gruppi, ma hanno sostanzialmente due tipi di funzioni:
- gli additivi che conservano inalterate nel tempo le caratteristiche del cibo, impedendo le proliferazioni batteriche e fungine, oppure la stessa funzione ossidante della luce e dell''aria;
- gli additivi con funzione puramente "cosmetica", che servono cioè per impartire ai cibi oppure per esaltarne favorevolmente particolari caratteristiche di aspetto, sapore, odore e consistenza.
Tra gli additivi del primo gruppo fanno parte l'anidride solforosa (E220), presente nella birra, nei succhi di frutta, nella frutta secca, nel vino, nelle marmellate, è un ottimo conservante e sbiancante ma è sicuramente tossico; il difenile (E230), utilizzato per trattare in superficie gli agrumi, la cui tossicità è controversa ma, nel dubbio, è meglio essere prudenti; il nitrito di sodio (E250) aggiunto alle carni soprattutto a quelle conservate (salumi) per mantenerne il colore rosso vivo: è pericolosissimo perchè combinandosi con le ammine, sostanze presenti in quasi tutti i cibi e in molti farmaci, dà origine alle nitrosammine, potenti e note cancerogene;
la nisina antibiotico usato soprattutto nei formaggi: come tutti gli antibiotici, specialmente se assunti in piccole dosi, provoca lo sviluppo di batteri antibiotico-resistenti e altera la flora simbiotica intestinale; (...)