Sono diversi anni, ormai, che gli studi dedicati all'osteoporosi non insistono più solamente sulla semplice carenza dietetica di calcio come causa principale. E' evidente piuttosto che la perdita di massa ossea è il risultato combinato di diversi fattori.
Naturalmente l'apporto dietetico di calcio ha la sua importanza. Tuttavia, a questo proposito, alcuni studiosi (il prof. Willet dell'Università di Harvard, ad esempio) fanno una constatazione paradossale: nei paesi dove si consuma più calcio (mangiando alimenti come latte e formaggio) il numero delle fratture è notevolmente elevato.
La spiegazione è relativamente semplice: mangiando molti latticini si introducono elevate quantità di calcio, ma si adotta anche un modello alimentare che, al tempo stesso, incrementa il rischio cardiovascolare e (essendo molto acidificante) mobilizza il calcio dalle ossa favorendone l'eliminazione per via renale. Un meccanismo perverso noto già da tempo.
Come si fa allora a evitare di infilarsi in questo vicolo cieco che, nel tentativo di garantire elevati apporti di calcio, propone quasi esclusivamente una dieta a base di generose quantità di latte e formaggi, alimenti troppo ricchi di calorie, sodio e proteine acidificanti?
Prima di pensare ad aumentare l'introduzione di calcio è opportuno ridurre le perdite di questo minerale.
Con l'attività fisica giornaliera, con una dieta alcalinizzante (ricca di vegetali freschi e a ridotto contenuto proteico), con una giusta esposizione solare (sono sufficienti da 10 a 20 minuti di sole al giorno su braccia e viso).
Le acque minerali in commercio contengono quantità variabili di calcio. Alcune ne sono praticamente sprovviste, ma altre arrivano tranquillamente a 300 mg per litro. Anche l'acqua distribuita dagli acquedotti pubblici ne sono mediamente provvisti. Ma questo tipo di calcio è assorbibile e utilizzabile dal nostro organismo come quello presente nel latte e nei formaggi?
Il Centro Studi e ricerche di medicina termale dell'università di Milano, in collaborazione con il Center for hard Tissue Research della Creighton University (Usa), hanno testato l'assorbibilità del calcio contenuto in una nota acqua minerale italiana confrontandolo con quello contenuto nel latte.
Ecco i risultati:
- il calcio contenuto nell'acqua minerale è altamente biodisponibile, almeno quanto quello presente nel latte;
- la biodisponibilità è valida per soggetti adulti di tutte le età;
- nelle donne, il diverso stato ormonale legato all'età fertile o, al contrario, alla menopausa, non ha dimostrato di influire in modo particolare sull' assorbibilità del calcio.