Dal punto di vista scientifico, e in particolare della cronobiologia, non ci dovrebbe sorprendere che il passaggio dall'inverno alla primavera possa avere degli effetti sulla nostra salute o sul nostro benessere.
Prima di tutto, come tutti gli animali siamo adattati ai passaggi del tempo metereologico in modo da poterci adeguare ad esse in anticipo. Il passaggio da un periodo di ridotta abbondanza e crescita a uno di relativa abbondanza comporta delle modificazioni nei nostri organismi, atte ad accompagnare questo cambiamento; l'organismo entra nella primavera in condizioni di debilitazione a causa della scarsa insolazione del periodo invernale, e della scarsezza di cibo (vegetale) fresco e ricco di vitamine, oligoelementi e altri nutrienti.
La primavera è inoltre un periodo di grande instabilità climatica con variazioni di temperatura, umidità, vento, pressione atmosferica, insolazione, precipitazioni, ionizzazione positiva o negativa dell'aria, ecc. Vi è quindi un cambiamento di bioritmi interni, di clima e di alimentazione. Tutte queste variazioni possono influenzare il tratto respiratorio e il tratto gastrointestinale, e in soggetti predisposti (meteorosentibili o meteorolabili) anche cambiamenti più profondi, di umore e di benessere generale, con cefalee, specialmente quelle da tensione, emicranie, le ulcere gastroduodenali, le coliti spastiche, il colon irritabile, l'ansia, la depressione, la stanchezza muscolare e nervosa, l'apatia, l'irritabilità, ecc.
Le piante toniche
L'erboristeria ha da sempre utilizzato le piante "toniche" per contrastare questi momenti di astenia. Sono spesso richieste o consigliate per superare meglio un momento difficile, sia fisico sia psicologico, e in particolare i passaggi stagionali, nel qual caso vengono anche chiamati tonici primaverili.
C'è però spesso confusione rispetto a quale gruppo di piante, esattamente, faccia riferimento questo termine, e anche alle modalità d'azione di questi rimedi.
La confusione si genera prima di tutto per ragioni terminologiche: il termine tonico risale a un periodo storico nel quale aveva ancora un senso scientifico preciso, ma al giorno d'oggi esso è diventato troppo vago per la richiesta di lucida analiticità della biomedicina e rimane un termine di uso popolare. Inoltre da quando, nei primi anni Settanta, la medicina asiatica è diventata argomento di discussione anche al di fuori dei circoli accademici o specialistici, sono entrate nell'armamentario erboristico una serie di piante che sono anch'esse state denominate toniche (tipicamente i tonici cinesi e le piante Rasayana indiane), ma che sono molto diverse come applicazione e come meccanismo d'azione dai tonici europei.
Abbiamo quindi che per pianta tonica si può intendere: una pianta stimolante (le più classiche sono quelle contenenti xantine come la caffeina: tè, caffè, guaranà, matè, ecc.); una pianta tonica nutritiva (un complemento alla dieta in un momento di difficoltà); una pianta tonica di un apparato specifico ( ad esempio i tonici digestivi amagri, o i tonici aromatici, o i tonici cardiovascolari); e infine una pianta tonica adattogena. Nell'accezione europea, in realtà, il termine tonico ( da radice greca: Tonikos, da Tonos, con il significato di tensione e tono o accento, onde Tonoo: metto in tensione, rafforzo, accentuo) andrebbe limitato alle piante "che hanno la facoltà di eccitare lentamente e per gradi insensibili l'azione organica dei diversi sistemi dell'economia animale, e di aumentare la loro forza in maniera durevole"; o a "rimedi i quali, agendo su tutte le parti dell'economia, producono in condizioni debilitanti del sistema, in tutto o in parte, una influenza rinforzante che aiuta nel riportare l'organo o il sistema affetto alla sua condizione normale". Ovvero rimedi che stimolano genericamente la migliore funzionalità di tutto l'organismo (e il senso di benessere). Rientrano in questa definizione anche quelle piante, dette alterative e toniche amare, che per quanto svolgano un'azione più specifica, hanno un effetto generale sull'organismo. Come vedremo più avanti, le piante adattogene hanno meccanismi d'azione e profondità di effetto ben diversi, ma condividono con i tonici europei la genericità dell'azione.
Tonici nutritivi
Se andiamo a vedere quali siano nella tradizione i tipici tonici primaverili, vediamo che essi comprendono piante ad azione amara e aromatica (quindi digestivi e in parte epatici) e piante ricche in micronutrienti, oligoelementi e metaboliti secondari. In particolare la tradizione consiglia di consumare piante spontanee, raccolte quando ancora molto giovani, sotto forma di germogli o di foglie giovanili, spesso consumate in forma fresca (in insalata) o in altre preparazioni tipicamente alimentari e non medicamentose.
Un approccio fitoalimurgico prima ancora che fitoterapico che usa le piante selvatiche al limite tra l'alimento e il farmaco, che vengono oggi riconosciute come fondamentali ad esempio nel mediare gli effetti salutari della dieta mediterranea. Tra queste si possono menzionare tra le coltivate l'Avena sativa, i germogli di grano, orzo, riso e segale, i semi di lino e di psillio, ricchi in mucillagini, fibre solubili e acidi grassi essenziali che contribuiscono alla salute del tratto intestinale, della flora batterica intestinale, del sistema immunitario oltre che contribuire con micronutrienti. Tra le spontanee tipici sono i frutti di biancospino e i falsi frutti di rosa canina, i germogli di rovo, lampone, abete, faggio, quercia, frassino, pioppo e ciliegio, tutti ricchi di antiossidanti e composti dalla profonda azione protettiva sistemica (flavonoidi, OPC, ascorbato, composti antibatterici, vitamine idrosolubili), che di nuovo favoriscono la salute dell'organismo in generale e del sistema immunitario, e che vanno a contribuire al pool di micronutrienti ridotto nella fase invernale.
Un contributo specifico oltre a quello alimentare
L'Avena sativa e l'Asparagus racemosus ad esempio, sono particolarmente ricchi in composti con struttura steroidea con possibile azione direttamente tonica, e altri, coe Cynara scolymus e Taraxacum officinale, oltre ad essere molto nutrienti, hanno un'attività stimolante diretta sul tratto gastrointestinale e sul fegato. L'Urtica dioica è forse l'esempio più classico di tonico primaverile, essendo al contempo cibo ricco di oligoelementi (usato in brodo, risotto, insalata, semi di ortica) e rimedio fitoterapico ad attività "tonica del sangue", antiallergica, stomachica, usata per anemia, debilitazione, spesso insieme alle foglie di tarassaco.
Il tarassaco (Taraxacum officinale) fornisce ottime foglie per insalata e radici da bollire, ma anche estratti ad attività epatica, stomachica e tonica amara, oltre a piccole attività diuretica e lassativa.
Della bardana (Arctium lappa) si utilizzano le foglie, ma è la radice in forma di estratto a essere utilizzata, insieme alla romice (Rumex crispus) come tipico depurativo primaverile ad azione epatica e intestinale.
Vi sono poi piante, come l'iperico (Hypericum perforatum), la melissa e la camomilla, che hanno una chiara attività tonica dell'umore e al contempo regolante (antispasmodica, antinfiammatoria, fitodigestiva) i processi digestivi e assimilativi.
Come è facile notare, molti dei tonici alimentari proposti hanno anche attività amara, e che gli amari siano sempre stati considerati dei tonici non dovrebbe sorprendere. Infatti essi possono:
1. stimolare i neuroni afferenti (principalmente il vago) con effetto stimolante del SNC
2. stimolare l'innervazione afferente intrinseca, con effetto sul sistema nervoso enterico e quindi sul tratto gastrointestinale.
3. stimolare la secrezione di vari peptidi che influenzano i processi proliferativi delle mucose, secretori e di motilità gastrointestinale, l'omeostasi del glucosio, quindi i processi di digestione e assimilazione
4. stimolare la secrezione di molti ormoni che hanno effetti su tutto l'organismo, a volte agendo da neurotrasmettitori e modulatori dell'umore.
Tonici adattogeni
Se lasciamo i tonici europei e ci addentriamo nei tonici asiatici sopra menzionai, ci troviamo in una dimensione molto diversa. Non si tratta più di semplici piante toniche nutritive o al più digestive, ma di piante con un'azione molto più profonda sull'organismo. La loro azione è profonda perchè sembrano agire non su singoli meccanismi od organi, bensì sui sistemi di regolazione e di gestione dello stress, e allo stesso momento sui meccanismi cellulari di replicazione e di sintesi proteica.
In altre parole gli adattogeni aumentano la capacità dei sistemi di stress di rispondere ai segnali esterni ai livelli più elevati dell'equilibrio tr mediatori attivanti e disattivanti. Di conseguenza gli adattogeni potrebbero essere definiti come pro- stressori "dolci" che riducono la reattività dei sistemi di difesa dell'organismo e riducono gli effetti dannosi dei vari stressori, e agiscono a livello dell'integrazione dei processi di controllo. Le piante più studiate sono: Panax ginseng, Withania somnifera, Eleutherococcus senticosus e Astragalus membranaceus.
Liberamente tratto da "L'Erborista", gennaio 2010, edizione Tecniche Nuove